I miracoli de S. Pancrazio 1972 - Teatro Dialettale Stabile della Regione Ligure/stagioni

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I miracoli de S. Pancrazio 1972

recite

I miracoli de S. Pancrazio

di Pietro Valle
regia di Giorgio Grassi
scene Luciana Strata

attori: Laerte Ottonelli, Nennele Pienovi, Santa Grattarola, Giorgio Grassi,
Renzo Romairone, Mario Dighero, Franco Santiccioli, Carla Lauro, Nilo Menconi,
Bianca Pottocar, Claudia Grassi, Ines Tocci Martini, Serresi Fernanda.

1972


LA CRITICA

IL LAVORO
Domenica 12 novembre 1972

«I MIRACOLI DE S. PANCRAZIO»  ALLA SALA CARIGNANO

«Giustiziata» la lingua  torna la tranquillità

II Teatro Stabile Dialettale della Regione Ligure hn cominciato bene: I miracoli de San Pancrazio, novità assoluta postuma di Pietro Valle In tre atti, messa In scena al Teatro Carignano dal regista Giorgio Grassi, ha fatto  centro.
La comicità. quella spontanea e genuina che  ci disintossica dai veleni accumulati negli scontri quotidiani, si fonda su  presupposti molto sempli ci, ma ha bisogno di un  sano senso della vita non corroso da intellettualismi e non deformato da  stramberie: altrimenti di satira, sarcasmo, ghigno feroce. Pietro Valle, compianto autore ge novese, conosceva bene  questa ricetta e ne ha da  lo numerose prove, da O  regio de dina a O barba  Gioxe; egli, che risiede va a Roma, scriveva i suoi lavori col cuore in mano, ricordando con nostalgia la sua Genova e  affidando i suoi manoscritti all'amico Laerte Ottonelli, il quale è rimasto l'erede spirituale di  questo messaggio. E' forse troppo parlare di « messaggio ». a proposito di  commedie brillanti dialettali? Dipende dai gusti e dalle opinioni: la filosofia e la medicina hanno spesso definito i comici come benefattori dell'u manità ingrugnita, poiché « il riso è una cosa seria   (come sosteneva il filoso fo greco Porfirio): è la sola cosa che distingua veramente l'uomo dagli  animali ».
Ma veniamo alla commedia: si potrebbe defi-nire una maliziosa diva-gazione su quello stru-mento infernale che è la lingua delle donne, di certe donno in particolare. Solo un intervento miracoloso. In questo caso quello di S. Pancrazio. salverà Checco dal flagello lo di una moglie petulante, litigiosa, ficcanaso: per una serie di vicende, che si intersecano con ritmo incalzante, un pezzo di quella linguaccia finisce letteralmente nella bocca del gatto: giustizia è fatta e la pace ritorna nella casa.
Il motivo della lingua troppo lunga delle donne è vecchio quanto il mondo ed è sempre stato sfruttato dalla propaganda misogina del sesso forte: nonostante questo, anzi proprio per questo, la commedia risulta assai divertente e le risate miste agli applausi degli spettatori sono cosi straripanti da rendere qualche volta difficile la comprensione delle battute.
Ma il più notevole contributo al successo dello spettacolo viene dagli attori e dal regista, una équipe o
rmai affidatarissima e ben rodata da alcuni anni di seria preparazione: il dialogo scorre veloce senza scompensi né incertezze e il pubblico può abbandonarsi tranquillo al divertimento. sicuro di non essere deluso sul più bello.
Tutti bravi dunque, per cui non sarebbe nemmeno il caso di stabilire graduatorie ; ma non possiamo far  a meno di ricordare Laerte Ottonelli (Checco). Interprete misurato e persuasivo, impagabile nel suoi colloqui segreti con San Pancràzio. Nennele Pienovi nella personalità prorompente della moglie linguacciuta, Maria Riccobono per la sua disinvolta vedova consolabilissima. Tre indovinate macchiette sono state .spiritosamente  colorite da Santa Gratta rola (la vecchietta furbastra), Giorgio Grassi  (l’avvocatino sfiatato).  Renzo Romairone (il Bernardo di turno). Un Mario Dighero In gran for ma ha caricato di scattante vivacità il personaggio di Maxo, navigato rubacuori e scapolo a vita.
Sostengono degnamente le parti minori Franco Santiccio, Carla Lauro, Nilo Menconi, Bianca Pottocar, Claudia Grassi,  Ines Tocci Marchini.
Funzionale e gradevole la scena di Luciana Strata.

Clara Rubbi


IL SECOLO XIX
Prosa

Apre domani  lo «Stabile» dialettale

indovinate macchiette sono state .spiritosamente  colorite da Santa Gratta rola (la vecchietta furba stra), Giorgio Grassi  (l’avvocatino sfiatato).  Renzo Romairone (il Ber nardo di turno). Un Mario Dighero In gran for ma ha caricato di scat tante vivacità il personaggio  di Maxo, navigato ru bacuori e scapolo a vita.
Sostengono degnamente le parti minori Franco Santiccio, Carla Lauro,  Nilo Meneoni, Bianca Pottocar, Claudia Grassi,  Ines Tocci Martini.
Funzionale e gradevole la scena di Luciana Strata.

Clara Rubbi

IL SECOLO XIX
Prosa

Apre domani  lo «Stabile» dialettale

Domani sera, alle ore 21 e 15.  il Teatro dialettale stabile  della regione ligure presenterà.  — in anteprima  e  in  collaborazione con l’organizzazione  « 2 [ Maschere  di  Genova»  —  In  ' commedia «I  miracoli de San  Pancrazio» di  Pietro Valle.  il testo to scelto per inaugurare la  stagione di prosa dello  Stabile dialettale» è l'ultima  commedia che l'autore scrisse  1 prima della  morte. Il Valle, cui  sono legati altri notevoli suc cessi comici     realizzati dal  TDSRL come «Regio de di na» e «O barba Gióxe», segue  anche In questa commedia la  più genuina tradizione teatrale  genovese. Fra gli interpreti, oltre  a Laerte Ottonelli Nennele Pie novi. Santa Grattatola, Mario  Dighero, Claudia Grassi,  Nilo  Menconi Renzo Romairone, Maria Riccobono, Bianca Pottocar,  Carla Lauro, il Santiccioli,   la Marchini e gli altri La regia sarà  curata da Giorgio Grassi

Dialetto e sincere risate  in una commedia genovese

Ne «/ miracoli di San Pancrazio» dello Stabile Dialettale una comicità  semplice ma efficace -
Ottima la regia e brillante I'interpretazione

Lo stabile dialettale he aper to la sua stagione con una com media di sicuro effetto teatro le e, soprattutto, di notevole  valore artistico,
«I
miracoli di San Pancrazio » costituiscono un esempio  raro di commedia genovese,  scritta da Quell'ottimo autore  che era Pietro Valle, un auto re che amava profondamente la sua terra e, pur standosene  a Roma, riusciva a portare av anti un discorso legato alla  sua città, in modo del tutto fe lice e positivo.
E' stato Laerte Ottonelli (no amabile attore) ad avere  l'onore di raccogliere in eredi tà le ultime cose di Valle. Il  quale, non dimentichiamolo, ha  al suo attivo due lavori
«O re gio de dina»  e  «O barba Gio xe» già proposti dallo stabile in passato, che rappresentano un poco (insieme a questi a mi racoli ) il testamento artistico di Valle,
Bene, dunque, hanno fatto gli  amici dello Stabile a dare am pio spazio a questo autore e  proporre un testo che, per la  sua freschezza, per la sua ge nuinità appare degno di an che ribalte più nobili,

* * *

La trama, si sa è tipica  certe ambientazioni genovesi: è  un racconto che vive sui personaggi, sulle situazioni, sui « momenti » comici: il tutto co di un sapore dialettale  gustoso, corposo, soluto. Al cen tro della commedia stanno le  donne con la loro proverbiale « lingua lunga », stanno que ste protagoniste detta nostra vi ta quotidiana che tono la gioia  fé soprattutto», il dolore) de gli uomini.
C'è Checco che vive la sua avventura matrimoniale in mo do tormentato, coinvolto co m'è tra le spire di una moglie litigiosa, soffocante, petulante,  appunto con una lingua lunga come un'autostrada.
II tema è talmente scontato  che sembrerebbe impensabile  poter lavorare su di esso in  modo così brillante, vivace, al legro: invece ecco l'abilità di Valle nel condurre un dialogo serrato e comico, fresco e luci dissimo, frizzante e divertentis
simo.
Proprio il filo che conduce lo  spettatore è solido, non si spezza  mai e
arriva in fondo con  un rush finale degno dei mi gliori... velocisti del nostro teatro.
Un'attenta operazione di re gia l'ha fatta Giorgio Grassi: ormai
abituato o «scoprire» i  risvolti più sinceri e riposti di  un testo come questo. Grassi  ha cavato fuori un lavoro egre gio, portando tutti su uno stan dard di recitazione assai ele vato e mantenendo soprattutto  un ritmo notevole di proposta  (che è alla base di un testo co me questo). Il risultato è stato  assai felice proprio perché tut ti, in una stretta collaborazio ne recitativa, hanno dato il  contributo massimo.
Un favorevole lavoro d'equi pe che conferma la bontà del la formula adottata dallo Sta bile: una formula che propo ne uno staff di attori egregia mente integrati e miranti tutti  al risultato finale, più che al  singolo «pezzo di bravura» e  alla singola gloria serale.

* * *

Val di pena accennare ai protagonisti: Laerte Ottonelli è, for se, oggi il nostro migliore attore dialettale. Ha tutto del  vecchio mattatore, ma si inse risce mirabilmente in un'impo stazione nuova e moderna. Un «maestro» cui molti giovani  dovrebbero guardare: umile e ottimo. Il suo «Checco» è un petto di bravura, certamente da antologia dialettale.
Con lui Nennele Pienovi esplode nella parte della moglie  con la lingua lunga: e mai personaggio è apparso più vero e  genuino. Chi, ogni tanto, vive esperienze, di città vecchia, di  angoli ormai remoti, e scopre  dal vivo personaggi simili, si  accorge che l'interpretazione  della Pienovi è soltanto vera e  basta.
Maria Riccobono ha disegna to una vedova assai facilmen te consolabile, così come Santa  Grattarola ha tratteggiato con  la sua Impagabile bravura la  vecchietta furbastra. E ancora  Renzo Romairone, calato in una macchietta stimolante (che  lui ha reso in modo esempla re. Mario Dighero un Maxo coloratissimo , e Franco San ticcoli. Carla Lauro,
Nilo Men coni. Bianca Pottocar, Claudio  Grassi, Ines Tocci Martini.
Della regia s'è detto. Belle  le scene di Luciano Strata. Un  buon successo dunque e tantis sime risate. Che c'è di meglio  davvero, che un teatro che
ri genera lo spinto?

o.d.f.

CORRIERE MERCANTILE
Giovedì 9 Novembre 1972

I miracoli de San Pancrazio  inaugurano la terza stagione

Regista Giorgio Grassi —  Un cast numeroso Buone  prospettive di lavoro per l'ente Storia di un truccatore.

Tutto è pronto per II debutto stagionale del teatro  stabile dialettale delta Regione Ligure. Stasera ((a anteprima] andrà In scena II primo testo del repertorio: « I miracoli o San Pancrazìo ».
« II testo — spiega II regista Giorgio Grassi — è estremamente interessante perché ripropone un  autore mollo bravo e forse non valorizzato adegua tamente. Noi abbiamo voluto fare un omaggio a Pietro Valle o nel contempo proporre uno spezzato di storia che certamente riuscirà Interessante ».

I  tre atti di Valle costituiscono II primo passo di queste terza stagione del nostro Stabile.  Una stagione, a nostro avviso importante  perché dovrà chiarire definitivamente gli orientamenti e le direttrici precise su cui tale ente dovrà muoversi.

E' ormai assodato che lo «Stabile » costituisce  la vera voce di Genova dialettale, ha una sua fisionomia precisa, ha soprattutto  la volontà di portare avanti un discorso coerente, non frammentario  insomma armonizzato e razionale.
« Infatti — dico ancora Giorgio Grassi — noi ci slamo preposti obiettivi di base che s«ono la valorizzazione   del nostro dialetto, la riscoperta di alcuni autori stimolanti, ma soprattutto  abbiamo la volontà di fare del buon teatro dialettale. Tutto qui».

II   cast è notevolmente corposo. In questi « Mi racoli di San Pancrazio» avremo Laerte Ottonelli  (che è certamente uno dei nomi più significativi  del nostro momento teatrale In vernacolo: e quan ta modestia In questo attore che ben meriterebbe  teatri di grossa impostazione!)  nella parte di «Chec co» e la Nenele Plenovi (altra bravissima attrice dialettale: una dello ultimo rimaste)  In quella di «Sorta, de mogie» •. Due attori di sicuro talento  due personaggi di spiccalo disegno.

Poi ancora: Mario Dighero (ma è più bravo come attore o come amministratore? Forse nella «par te di amministratore»), Maria Riccobono, Santa  Grattarola (II suo personaggio di Rebecca è  atteso con viva  attenzione], Renzo Romalrone (ecco un attore che si cala come pochi nello spirito e nel clima del nostro mondo dialettale}, Gianfranco Santiccioli . Carla Lauro Nilo Menconi, Bianca Pottocar.  Claudia Grassi. Femanda Sarreri • (guarda un po' chi al vede) Giorgio Grassi nella particina  («che lo cesello» fa lui) di un «Avvocatin».
Insomma un testo chè si preannuncia valido e sostenuto. L'equipe dello Stabile, naturalmente. si avvale anche di altri elementi che non vanno dimenticati. quanto  basilari per l'organizzazione  dalla scenografia di Luciano Strata (una collaboratrice  che passerà alla regia in uno degli atti unici che usciranno dal Premio «Bernardino Adorno»), alla direzione di scena di Ivan Turi,  a quel «mago del trucco- che rispondo a Nino Ventura, antico uomo di teatro che ha sulla spalle esperienze interessantissime con i più gloriosi mattatori  teatrali Italiani, Ora II Ventura (lui ritorna giovane facendo l'annuale tuffo nella « Baistrocchi»)  si dedica a questo teatro dialettale che, in fondo, è molto suo e a cui egli è legato profondamente  da sincero genovese qual è.
Tutto a posto, dunque. Il sipario salirà, pun tuale anche quest'anno per la terza volta su questa compagnia chi lo avrebbe mai detto, all’avvio di quest’avventura due anni or sono?

V. Sir.